EducAZIONE Digitale: una serata di formazione per educatori, genitori, insegnanti e catechisti

Come ripensare gli orizzonti educativi nel tempo dei social media?

Alla risposta a questa domanda è stata dedicata la serata di formazione “EducAZIONE Digitale”, venerdì 10 Novembre 2017 presso l’Auditorium S. Pio X di Treviso.

L’iniziativa, promossa dall’articolazione Acr della diocesi di Treviso, ha avuto lo scopo di fornire a tutti gli educatori Acr alcune linee guida per svolgere il proprio servizio in un tempo dove i social media sono un luogo che si deve vivere e abitare con consapevolezza.

Punto di partenza per la serata sarà il testo “#Crescere Digitali. Orizzonti educativi per ragazzi connessi e felici”, pubblicato da Ave e curato da Anna Teresa Borrelli, avvocato della Diocesi di Bari-Bitonto, già Responsabile nazionale Acr, relatrice della serata.

L’iniziativa è stata rivolta anche a genitori, catechisti e insegnanti perché è importante stringere alleanze educative, tra giovani e adulti, per un’azione educativa a 360° che coinvolga il ragazzo in ogni suo ambito di vita.

 

Sentiamo la voce di chi ha organizzato la serata.

“È intervenuta Anna Teresa Borrelli, ex responsabile nazionale ACR, per darci alcune chiavi di lettura del testo “Crescere Digitali” in modo da aiutarci a capire come porci in questo scenario.
Innanzitutto la relatrice ci ha invitati a riaffermare la centralità del fatto educativo: l’azione educativa ha senso se c’è una passione educativa, indipendentemente dal contesto in cui operiamo, fatto sia di dinamiche sociali, sia di stili comunicativi. Siamo chiamati ad abitare questo tempo e questi nuovi ambienti mantenendo la scelta della centralità della persona che fa l’Ac: la cura delle relazioni, lo stile dell’interazione con le persone. È importante quello che ci diciamo ma anche come lo diciamo. Le nostre relazioni contribuiscono a creare la rete che è un luogo che va curato e custodito. Oggi siamo chiamati a scegliere, condividere e agire.
Anche nel web la sfida educativa si gioca nel raccontare Gesù: educare alla fede raccontando chi siamo perché raccontiamo solo quello che abbiamo visto, udito e toccato.
L’Evangelii Gaudium ha fatto da cornice all’intervento della Borrelli, così come ha guidato tutto il triennio scorso in Ac in quanto, se questo è l’orizzonte che viene a delinearsi, la sfida educativa si gioca nel continuare a conoscere e discernere le potenzialità e i limiti di questo spazio.
Due sono le consapevolezze che dobbiamo avere come educatori per la nostra vita per educare i ragazzi alla Verità. La passione, l’azione, la vocazione educativa fanno la nostra persona. Siamo, non facciamo gli educatori, a orario continuato. Non esiste una vita offline e una online. Ci viene chiesto che queste due vite siano in una profonda integrazione.
Infine la Borrelli ha suggerito 10 considerazioni da cui ripartire, ribaltando dal punto di vista educativo i “diritti del nativo digitale”. Le attenzioni educative emergenti sono tutte declinazioni dell’esigenza di fare verità di noi stessi per essere unità di persona. Essere cioè noi per primi persone pienamente inserite in questo luogo. Come? Innanzitutto informandoci per primi sui nuovi media, guardando le cose insieme a loro, non proibendo ma educando al senso critico e di responsabilità, alle conseguenze delle proprie azioni, a discernere quanto vedono, all’importanza delle proprie scelte. Testimonia la Borrelli: “Il debito più grande nei confronti dell’Ac come vocazione della mia vita sta nell’avermi aiutata a fare delle scelte secondo il Vangelo”.
Siamo educatori non per riempire un’ora di tempo libero, continua, ma nella logica del sacrificio, ossia del fare sacro quell’incontro. Siamo educatori se in rete abbiamo il coraggio di scrivere solo ciò che diremmo a voce senza arrossire, capaci di educare alla bellezza delle relazioni. Cos’è l’immagine della rete se non la trama bella di relazioni che ogni giorno costruiamo? Siamo chiamati a riconoscere che i ragazzi sono un dono nella nostra vita e dobbiamo essere capaci di renderli ogni giorno sempre più protagonisti, desiderando cose belle per la nostra vita e per la vita degli altri con la fiducia del cristiano, con la capacità di attesa perché l’oggi è già bello. I ragazzi non sono solo “soggetti di evangelizzazione”, dovrebbero essere parte di questa trama di relazioni.
Il bravo educatore non è quello che racconta ai suoi ragazzi chi è Gesù ma che dice a Gesù chi sono i suoi ragazzi, non perché Lui non lo sappia, ma perché significa che li avremo guardati negli occhi, e solo così avremo parlato al loro cuore.
Educare quindi i ragazzi ad avere fiducia negli adulti che li amano per quello che sono ora. A misura non di “6-8”, ma di quello sguardo!
Conclude infine con l’invito di Papa Francesco a trasformare le reti “in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”.

Una serata bella e intensa, contenuti chiari e diretti, avvalorati dalle esperienze concrete di una persona vera che ci aiutato a ritrovare l’orizzonte a cui guardare in questo tempo abitato dal digitale: dagli occhi dei ragazzi affidatici!

 

Con questa iniziativa, l’équipe diocesana Acr ha voluto creare un’occasione per mettere gli educatori alla fede in dialogo con la cultura che postula per la Chiesa una nuova figura di essere nel mondo e una conseguente necessità di aggiornamento, per dimostrare che l’era del digitale non è lo spartiacque che separa dai ragazzi di oggi, ma un’occasione di unione per saper guardare avanti insieme.